Spesso, nell’immaginario collettivo, possono sfuggire le varietà delle situazioni sottese a una menomazione importante come quella della vista, mentre sopravvivono stereotipi e convinzioni legati a schemi ormai superati. È bene quindi fare il punto su quante sono e chi sono, oggi, le persone con disabilità visiva, per cercare di offrire risposte coerenti con i loro bisogni.
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel mondo le persone con deficit visivi sono il 4% della popolazione del pianeta (circa 253 milioni). Di questi sono ipovedenti (cioè mantengono un minimo residuo visivo) oltre l’80%.
Naturalmente, la situazione fra i paesi in via di sviluppo e le nazioni più evolute è molto diversa: mentre nei primi la cecità colpisce ancora in modo endemico le fasce infantili, nei secondi la perdita della vista è legata soprattutto all’invecchiamento e all’incidenza di malattie degenerative in età avanzata (retinopatia e maculopatia diabetica, glaucoma, ecc.). Infatti, i dati europei indicano come quasi il 90% delle persone con disabilità visiva abbia più di 60 anni.
In Italia, si stimano attualmente fra 1,8 e 2 milioni di persone con disabilità visiva. Di essi, circa il 15% è cieco assoluto e circa l’85% è ipovedente.
È però probabile che questi dati non fotografino fedelmente la realtà, e che siano già oggi sottostimati e in prevedibile crescita per i prossimi anni:
-
perché in Italia il trend di invecchiamento della popolazione è in costante aumento;
-
perché solo una parte di coloro che invecchiando accusano diminuzioni delle funzioni sensoriali si recano in centri idonei a fare una diagnosi e assisterli in un riconoscimento di disabilità.